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La vicenda delle educatrici 40enni escluse dal concorso del Comune di Piacenza arriva sul tavolo del ministro Madia. La lettera dell’FP Cgil Piacenza
Lettera aperta

Al Ministro per la Semplificazione e Pubblica Amministrazione
Maria Anna Madia
Al Ministro per gli Affari regionali e le autonomie
Maria Carmela Lanzetta
Alla Presidente della Camera dei Deputati
Laura Boldrini
All’On.le Paola De Micheli
All’On.le Pierluigi Bersani
Al Senatore Maurizio Migliavacca
All’Assessore Regionale Paola Gazzolo
Al Candidato del centro sinistra alle elezioni regionali E.R.
Stefano Bonaccini
Al Sindaco Comune di Piacenza
Alla Giunta comunale Comune di Piacenza
Ai Consiglieri comunali Comune Piacenza




Piacenza 2 ottobre 2014


Oggetto: discriminazione sul mondo del lavoro, a quarant’anni sei vecchio a Piacenza ma non a Parma

Non si chiamano Marta ma Betty, Teresa, Lucia, Maria ecc... e vorrebbero soltanto avere una speranza di continuare a lavorare (magari con un contratto a tempo indeterminato) per loro e per le loro famiglie che, fino ad oggi, hanno mantenuto anche (e qualche volta esclusivamente) con i loro stipendi da precarie della Pubblica Amministrazione. Di seguito spieghiamo quello che sta accadendo ad educatrici precarie del comune di Piacenza discriminate, a parità di lavoro, a quarant’anni di età, per un regolamento comunale che l’Amministrazione non ha voluto e non intende modificare. Escluse quindi dalla possibilità di accedere al concorso indetto dall’Ente.

L’art. 7 comma 1 lettera b secondo capoverso del Regolamento per l’accesso al pubblico impiego del Comune di Piacenza, che risulta essere stato introdotto solo recentemente, prevede che “ per l’assunzione a tempo indeterminato di Educatori e Agenti di Polizia Municipale è stabilito il limite massimo di 40 anni di età” e detto limite è stato inserito anche nel bando di gara che si intende impugnare.
Ora dal 1997 in Italia non sono più previsti limiti massimi di età per l’accesso al pubblico impiego. Con la n. 127/97 il legislatore nazionale stabilì infatti che : “la partecipazione ai concorsi indetti da pubbliche amministrazioni non è soggetta a limiti di età, salvo deroghe dettate da regolamenti delle singole amministrazioni connesse alla natura del servizio o ad oggettive necessità dell’amministrazione.”
Detta generica delega ha fatto sì che gli oltre 8.000 Comuni, le 110 Province e le 20 Regioni Italiani si siano negli anni forniti di propri regolamenti per l’accesso al pubblico impiego, nei quali sono stati talvolta inseriti anche limiti di età per l’assunzione di educatori (e vigili urbani).
Alcuni esempi:
Comune di Bologna: 50 anni (non inserito nel bando di concorso riservato per educatori anno 2014 e in genere non previsto per i precari);
Comune di Torino: 45 anni (non inserito nel bando di concorso riservato per educatori anno 2014 e in genere non previsto per i precari);
Comune di Firenze: nessun limite di età;
Comune di Parma: nessun limite di età;
Comune di Codogno (LO): nessun limite di età;
Comune di Potenza: limiti di età abrogati nel 2012 (45 anni educatore) con la seguente motivazione: “è stato da più parti evidenziato che tale disposizione avrebbe potuto ridurre eccessivamente la platea dei possibili partecipanti, con conseguenti ricadute negative, anche dal punto di vista sociale, sulla collettività locale”.
Comune di Verona (concorso 2014): 45 anni, “ma si prescinde dal limite massimo di età per i candidati di seguito indicati: dipendenti di ruolo del Comune di Verona o di altre pubbliche amministrazioni; candidati che abbiano maturato, alla data di scadenza del bando , una esperienza di almeno mesi dodici di servizio presso il Servizio Nidi - Servizi per l’infanzia del Comune di Verona in qualità di educatore asili nido a tempo determinato;
Chi scrive si chiede quindi, visto che Piacenza è l’unica realtà ad aver posto questo limite, se anche la giustificazione a questa scelta fosse legata al particolare impegno di attività sia fisica che psichica, quale sia la differenza rispetto al personale sanitario (infermieri, operatori socio sanitari ecc..) visto che le AUSL non prevedono questo limite.
Vogliamo peraltro evidenziare che il settore Scuola (del quale gli Asili di infanzia fanno parte di diritto - cfr. relazione 2010 della Regione Emilia Romagna sulle scuole di infanzia) è gestito oltre che dai Comuni anche dallo Stato, Stato che non prevede alcun limite massimo di età per le assunzioni a tempo indeterminato e, quindi, per la partecipazione ai relativi concorsi e, nemmeno, ci è stato possibile rinvenire alcun riferimento a limiti di età nella normativa regionale o nella contrattazione collettiva di comparto.
Conseguenza di questa deregulation è stata che un soggetto che possieda le qualifiche professionali per accedere ad un concorso di educatore/insegnante di scuola di infanzia, magari precario con quarant’anni compiuti a giugno 2014, con anni di esperienza presso una stessa Amministrazione pubblica e risultato idoneo in precedenti concorsi, tanto da risultare il primo dei non assunti nell’ultimo espletato da detta Amministrazione (per esempio Elisabetta!!) sia escluso dal Concorso indetto a Piacenza perché ultraquarantenne, potrebbe per l’età concorrere a Bologna e Torino ma, essendo un precario di un’altra Amministrazione, è escluso dal concorso riservato 2014, mentre gli è concesso di ambire eventualmente ad un posto statale e/o presso il Comune di Firenze o quello di Codogno e/o Verona e/o Parma, senza però poter godere, in questo caso, della eventuale riserva di posti destinata ai “precari”. Ancor più singolare è pensare che, qualora vincesse il concorso a Firenze, quello stesso lavoratore “diversamente anziano” potrebbe poi chiedere il trasferimento per mobilità verso Piacenza (cosa già successa in tempi recenti). Lo stesso lavoratore, poi, non sarebbe idoneo come lavoratore a tempo indeterminato ma lo è come dipendente a tempo determinato.
A rendere ancora più palese l’incongruenza di questa situazione rispetto ai principi costituzionali (e di buon senso) è intervenuta la direttiva n. 2000/78 CE (recepita dal D. Lgs. n. 216/2003) direttiva che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro e che, ai termini del suo art.1, mira a stabilire un quadro generale per la lotta alle discriminazioni fondate sulla religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali, allo scopo di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di trattamento prevedendo, tra l’altro, che "In casi strettamente limitati una disparità di trattamento può essere giustificata quando una caratteristica collegata alla religione o alle convinzioni personali, a un handicap, all’età o alle tendenze sessuale costituisce un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell’attività lavorativa, a condizione che la finalità sia legittima e il requisito sia proporzionato. Tali casi devono essere indicati nelle informazioni trasmesse dagli Stati membri alla Commissione".
Conseguentemente, vista la situazione “regolamentare” dei vari comuni di Italia, verrebbe da dire che l’unica giustificazione che si può trovare al limite dei quarant’anni è che i bambini a Piacenza siano probabilmente più vivaci e/o pesanti di quelli di Bologna, Firenze o Torino… e, quindi, più difficili da gestire ma non per un cinquantenne che se già dipendente pubblico (a tempo indeterminato e di altra amministrazione) può evidentemente reggere “la natura del servizio” educativo presso il Comune di Piacenza più di un collega a tempo determinato o di un semplice “aspirante” al posto. Ora, per quello che ci riguarda, risulta evidente che la frase di stile inserita nel regolamento comunale non giustifica detta discriminazione, soprattutto per i lavoratori precari (meglio lavoratori a tempo determinato), in considerazione anche dello speciale trattamento a loro riservato dal legislatore nazionale e considerando chi scrive la loro particolare esclusione dalla selezione come una ulteriore discriminazione, soprattutto se rapportata al fatto che la limitazione regolamentare non viene applicata anche ai lavoratori a tempo indeterminato già dipendenti delle pubbliche amministrazioni in un momento in cui la vita lavorativa si sta “allungando” ogni anno di più.
Nello specifico Betty, Teresa, Lucia, Maria ecc... non potranno nemmeno partecipare al concorso perché, secondo la giustificazione dell’attuale Amministrazione (che si è presentata agli elettori come di centro-sinistra e che ha Assessori e consiglieri con esperienze, anche lavorative, nel mondo del sociale), il servizio è "troppo vecchio". Eppure molte di loro rientrano tra quei precari che lo Stato ha concesso di "assorbire" anche tramite concorsi riservati ma per il Comune di Piacenza (dove sono invecchiate lavorando) non sono abbastanza giovani anche se molto precarie… e poi l’esperienza non fa parte del necessario bagaglio di un educatore? Il barattare le loro vite e gli interessi degli stessi bimbi con argomentazioni inconsistenti è giustificabile ai Vostri occhi, soprattutto in un momento di crisi generalizzata come quello odierno? Queste lavoratrici non vogliono chiacchiere, pacche sulle spalle, discorsi intrisi di nulla e, nemmeno, vogliono essere sacrificate sull’altare di interessi che di pubblico hanno ben poco: vogliono solo poter partecipare ad un concorso. Quindi il Comune segue la logica del diritto (al lavoro, al pari trattamento, alla dignità) o quella di Pilato ( me ne lavo le mani a me interessa limitare il numero dei partecipanti al concorso, peraltro bandito per soli esami…)?

Secondo Voi il loro destino, così come quello delle tante Betty d’Italia (che hanno passato gli anta e che, quindi, sono troppo vecchie per essere giovani e troppo giovani per essere vecchie), interesserà a qualcuno?
A noi della FP CGIL sì, come interessano le ragioni di tutte le persone discriminate e sono questi i motivi che ci vedono impegnati per la loro tutela e che ci portano a mettere in campo tutte le iniziative possibili fino al ricorso al TAR.

La Segreteria FP CGIL Piacenza