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Libertà indivudali: dal testamento biologico alla fecondazione artificiale fino alle droghe e all’aborto. Più tolleranza e meno tabù - Di Tamer Favali
DIGNITA’ PER LA VITA E NELLA MORTE

“Gli italiani e le questione etiche: più tolleranza e meno tabù”. Questo è il titolo che è stato dato a una recente indagine del Laboratorio sulla Società e il Territorio, realizzata da Community Media Research in collaborazione con Intesa San Paolo per il quotidiano "La Stampa" (consultabile su www.indaginelast.it).

La ritengo un’ottima notizia; lo sfarinamento delle ideologie e degli universi simbolici condivisi hanno aumentato lo spazio delle libertà individuali. Penso che le persone di buona volontà debbano aiutare questo processo naturale, aiutandolo a ricomporsi in alvei normativi e legislativi più avanzati; adeguati al sentire comune per evitare come ha affermato, per esempio recentemente, il filosofo Remo Bodei, docente alla Ucla di Los Angeles, che "la politica sia sempre in ritardo rispetto alla società’".
L’indagine ha affrontato dal punto di vista dei "COMPORTAMENTI AMMISSIBILI" i temi dell’Eutanasia (75,9% sì) avere Rapporti Omosessuali (75,2) ricorrere alla Fecondazione Artificiale (84,8) Abortire (61) Convivere senza sposarsi (90,2) Prostituirsi (27,4) sottoporsi a Lifting (44,3) usare Droghe Leggere (44,1).

Si sono rivelati quattro profili, dai quali trarre una misura di sintesi che aiutano a individuare i lineamenti culturali della popolazione italiana e, quindi, nella media, anche di quella Piacentina: “intransigenti” (del tutto inammissibili) 9,6%; “severi” (abbastanza inammissibili) 12,4%; “tolleranti” (abbastanza ammissibili) 49,2%; “libertari” (del tutto ammissibili) 28,8%.

Sono esiti complessivi che forniscono elementi per una rilettura dei temi della famiglia, della coppia, della natalità e della morte, inattesi se si sta a certe oleografie periodicamente esaltate ma ormai decadute, irrimediabilmente, spero. Ciò non significa che tali comportamenti siano attuati o condivisi totalmente (prostituzione, lifting, droghe leggere non sono considerate condotte legittimate, per esempio) quanto piuttosto segnalano il grado di accettabilità sociale.
I diversi profili evidenziano alcune differenziazioni marcate. Orientamenti tolleranti e libertari sono più diffusi presso le generazioni più giovani, fra i maschi, fra chi possiede un titolo di studio elevato, fra i residenti nel Centro-Nord Italia. In particolare, fra quanti non praticano assiduamente i riti religiosi ed esprimono un’attenzione e una militanza politica (che non significa necessariamente un’appartenenza partitica o movimentista).
Viceversa, orientamenti culturali segnati da intransigenza e maggiore severità sono evidenziati dalla componente femminile, dalla popolazione più adulta o anziana, da chi possiede un basso livello d’istruzione, da chi abita nel Mezzogiorno d’Italia. Di più, fra chi frequenta assiduamente i riti religiosi e si dichiara distante dalla politica.

Dunque, la dimensione della morale religiosa e, seppure in misura inferiore, quella dell’appartenenza quanto meno ideale alla sfera della politica, continuano ancor oggi a rappresentare momenti di socializzazione e di elaborazione di criteri utili a navigare in un ambiente sociale quanto mai fluido e incerto.
Sui temi indagati si celano, spesso, drammi personali struggenti; si pensi, per esempio, alla parabola dei casi Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro, quest’ultima stoltamente strumentalizzata da un pluricondannato all’epoca Presidente del Consiglio, noto uomo privo di principi e di etica.
Penso che debba costituirsi un quadro normo-legislativo di garanzia per le autonome, individuali scelte che in momenti cruciali che attengono al proprio essere, debbano riguardare coscienza e razionalità di se stessi. Io ricordo fasi di forti lacerazioni sociali, culturali, politiche, per esempio nelle vicende referendarie su DIVORZIO (12-13 maggio 1974) e ABORTO (17 maggio 1981). Quegli esiti sancirono diritti e autodeterminazione, ovvero la centralità della persona e le ragioni dell’intangibilità della propria sfera privata. Le successive "ricomposizioni sociali" (al netto da schemi ideologici reiterati) permisero un arricchimento sostanziale della società Italiana, un innalzamento del proprio livello di civiltà.
E su un’altro, speculare versante, chi non avverte ancora, nel cuore e nella mente, il dibattito infuocato sulla Legge 180 del 13 maggio 1978 (fra l’altro, tutt’ora ricorrente) la famosa Legge Basaglia, che sulla questione della "cura e della gestione dei malati psichiatrici" portava alla chiusura dei manicomi dove fu quanto mai chiaro il conflitto fra oscurantismo e progressismo?
Altri esempi si potrebbero portare, sui quali misurare, fra l’altro, ritardi culturali e sociali davvero "anti Europei" che ancora penalizzano il nostro amato Paese.
Mi limito ad una citazione "oltre i reticolati".
Nel luglio di quest’anno, il premio Nobel DESMOND TUTU, Arcivescovo Anglicano (80 milioni di fedeli nel mondo), in calce all’inizio del dibattito che a Londra è già approdato alla Camera dei Lord e in memoria del suo caro amico MADIBA (NELSON MANDELA) ha scritto sull’autorevole Observer (periodico domenicale britannico, il più antico periodico domenicale del mondo): "Quello che è stato fatto a Madiba è vergognoso, trattenuto a forza tra i vivi mentre l’establishment politico Sudafricano trasformava il suo letto d’agonia in una passerella. LA GENTE DOVREBBE POTER MORIRE IN MODO DECOROSO.MORIRE CON DIGNITA’ è UN NOSTRO DIRITTO".
Parole sentite ogni volta che un caso dolorosamente personale irrompe sulla scena pubblica e riaccende la polemica. Ma se a pronunciarle è un premio Nobel, paladino della difesa dei diritti umani,il richiamo alla DOLCE MORTE, come a un diritto proprio dell’essere umano, ha un peso specifico diverso.

Lo stesso ex-Arcivescovo di Canterbury, George Carey, in un articolo pubblicato sul DAILY MAIL ha ammesso di aver rivisto il suo modo di pensare: "Di fatto ho cambiato idea. Le certezze filosofiche passate sono crollate di fronte alla realtà di inutili sofferenze. I progressi della medicina in grado di prolungare artificialmente UNA VITA-NON VITA impongono una svolta etica".
Il convegno promosso da SPI-CGIL venerdì 19 settembre nell’ambito della 3° Festa di LiberEtà (mensile nazionale dei pensionati CGIL) a Fiorenzuola ha avuto questa struttura di conoscenza e di pensiero e aveva le radici in un emendamento Congressuale che partito dal Congresso SPI-CGIL di Piacenza, ha superato tutti gli esami Congressuali successivi fino a diventare decisione al Congresso Nazionale CGIL.
Il legittimo orgoglio che ci ha mosso ci colloca nella rete dei soggetti che chiedono a gran voce che il Parlamento Italiano si apra al dibattito sulle proposte di Legge giacenti, che nei Territori si esca dall’inerzia, che anche complessivamente nel Sindacato si prenda maggiore coscienza. Non ci perderemo di vista.



Favali Tamer
Segretario Generale Provinciale SPI-CGIL






Piacenza,25 settembre 2014.