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Zorzella (Filctem Piacenza): "Perché non impiegare i disoccupati nella salvaguardia del territorio?



E’ difficile. La vicenda Atlantis di Gropparello ha tolto ai lavoratori il pane e la speranza, anche se in ognuno di loro è ferma la volontà di non arrendersi e di impegnarsi nei percorsi necessari per tornare ad essere protagonisti della vita produttiva. Sensibile alle quotidiane sollecitazioni, la Filctem si sente impegnata per ridare pane e speranza... Ci vuole un progetto che rappresenti una fattibile prospettiva. Il sindacato non ha gli strumenti per attuare progetti che possano realizzare le soluzioni a tali necessità. Ma può costruirli, proporli, e battersi per la loro realizzazione, soprattutto se condivisi dai lavoratori e concretamente realizzabili.
Partiamo dalla situazione locale e dai punti critici che sono venuti ad acuirsi con il peggiorare della crisi. L’alto tasso di disoccupazione locale, di cui anche Libertà puntualmente riferisce non solo come dato statistico, ma anche nella crudezza del quotidiano di tante famiglie, certifica che devono essere individuati Piani di sviluppo coerenti con la situazione e capaci di integrarsi nella realtà territoriale, di cui devono saper cogliere le esigenze per realizzare condizioni di lavoro e di sviluppo locale.
In merito dobbiamo ricordare che il territorio piacentino sta vivendo una grave situazione di emergenza per le tante frane che lo hanno ferito, determinate non solo dalle eccezionali condizioni meteo degli ultimi mesi, ma anche da un progressivo e costante abbandono della montagna. Le grida d’allarme e di disperazione di tanti sindaci e amministratori locali fanno con chiarezza emergere quanto sia onerosa tale condizione e soprattutto quanto sia difficile reperire le risorse necessarie alla salvaguardia e manutenzione del territorio.
Dalle pagine di Libertà abbiamo tutti potuto cogliere lo spirito di squadra che anima gli sforzi di chi, a tutti i livelli, si impegna per salvaguardare la montagna piacentina. Tra questi gli assessori e i consiglieri regionali piacentini, che hanno reperito risorse importanti, ma che sono state subito ribattezzate "briciole".
E’ pienamente condivisibile, anzi diviene scelta strategica del sindacato, quanto sostenuto dall’assessore Paola Gazzolo nell’intervista a Libertà del 19 giugno scorso, in cui asseriva che bisogna passare dalla logica dell’emergenza a quella della prevenzione, che è da sempre l’obiettivo della Regione Emilia-Romagna. Allora chiedo alla politica piacentina di ragionare di prevenzione, con interventi mirati a ridurre il rischio di frane e allagamenti, piuttosto che dover spendere ingenti risorse per ripristinare territori feriti nel loro assetto idro-geologico. E perché non impiegare in queste opere quei lavoratori già residenti sul territorio, e attualmente in Cigs o in mobilità? A questo tipo di domande prova a dare risposta il documento presentato alcuni mesi fa dalla Cgil nazionale, denominato "Piano per il lavoro", che punta a creare nuovi posti di lavoro legati a attività di risanamento, bonifica, di messa in sicurezza del territorio e di valorizzazione dei beni culturali, attraverso programmi immediatamente attivabili a finanziamento pubblico e privato; prevedendo un progetto che, partendo da un’attività di informazione, orientamento, assistenza e supporto tecnico e finanziario si caratterizzi per il protagonismo di persone che si associano per contrastare il degrado e l’abbandono di comunità nelle quali né la mano pubblica né l’imprenditoria ordinaria sono in grado di assicurare, da sole, i servizi e le occasioni di lavoro necessarie.
In questa direzione si muove anche un progetto nazionale di Legacoop, denominato cooperative di comunità, all’interno delle quali si sviluppano modelli di cooperazione che vedono accumunati gli interessi di amministratori locali, lavoratori e di quei tanti abitanti delle nostre montagne che, in occasione di nevicate o di emergenze sul territorio, si mettono a disposizione anche con l’utilizzo di propri mezzi e attrezzature. La riteniamo una strada privilegiata, soprattutto se lastricata dai valori fondanti della cooperazione: partecipazione, democrazia, reinvestimento delle risorse derivanti dai proventi dell’attività svolta.
Esistono nel territorio emiliano già diverse esperienze di cooperative di comunità, che stanno dimostrando la loro sicura efficacia non solo nell’ambito della messa in sicurezza del territorio, ma anche nella realizzazione di servizi che l’ente locale oggi non è più in grado di garantire, elevando la qualità di vita dei residenti e creando condizioni economiche di sicuro interesse per l’intera comunità.
Credibilmente, sono queste le ragioni che hanno destato gli interessi degli amministratori della Valtrebbia e che la Filctem Cgil vuole proporre all’attenzione degli amministratori delle altre vallate piacentine, in primo luogo a quelli della Valchero e Valvezzeno, più interessati alla vicenda Atlantis. Per tali realtà, dove il vincolo della sostenibilità economica pone già a serio rischio la sopravvivenza di servizi essenziali, rendendoli meno attrattivi anche per un intervento privato profit, è sempre più realistico il rischio di un deterioramento complessivo delle condizioni di vita, con il conseguente ulteriore spopolamento soprattutto delle aree più disagiate logisticamente.
Sulla base delle esperienze osservate, ritengo che la cooperativa di comunità rappresenti una soluzione capace di produrre una generale ricaduta positiva nella realtà locale, recuperando e valorizzando tradizioni culturali e beni ambientali, favorendo lo sviluppo del turismo, ridando valore al patrimonio abitativo. Inoltre configura un modello di nuovo protagonismo sociale e di maggiore equità tra tutti i cittadini e si propone come infrastruttura sociale diffusa che arricchisce l’economia, rafforza la coesione, crea opportunità di lavoro nell’ambito delle molteplici attività che é in grado di gestire: servizi socio-assistenziali e di pubblica utilità, di tutela ambientale, turistiche, commerciali e agricole; sviluppando una sufficiente "massa critica" che consente di attivare forme di gestione imprenditoriali.
Oltre alle ricadute occupazionali, la cooperativa di comunità si è dimostrata efficace, per reagire positivamente ai seri problemi, sociali e individuali, che le difficoltà dell’intervento pubblico e i "fallimenti del mercato" hanno creato.
In questo quadro potrebbe avanzarsi l’ipotesi concreta di realizzare forme di autofinanziamento attraverso la realizzazione di una piccola centrale a biomasse nella parte alta del territorio di Gropparello, capace di attrarre investimenti e utile a smaltire la bonifica di boschi, campi e fossi. La piccola centrale a biomasse darebbe inoltre al territorio interessato energia a basso costo e a basso impatto ambientale, nei pieno rispetto della sostenibilità.
Su questa ipotesi la Filctem Cgil intende impegnare le istituzioni locali, a partire dai Comuni interessati e dalle Unioni di Comuni che oggi stanno nascendo, per svolgere fino in fondo il proprio ruolo propositivo; e per ridare ai lavoratori, primi fra tutti quelli di Atlantis, quel pane e quella speranza che consenta loro di riconquistare il giusto ruolo nel mondo della produzione, che noi vogliamo, prima di tutto, divenga produzione di benessere diffuso.


Floriano Zorzzella, Segretario Generale Filctem Piacenza