Cgil Piacenza
Ricerca semplice documenti
Home
Il rapporto annuale dell’Istat conferma: l’Italia non è uscita dalla crisi. Lanna: "Piacenza ha un tasso d’occupazione più alto rispetto alla media nazionale."
L’Italia non è uscita dalla crisi. La conferma arriva dal rapporto annuale dell’Istat che mette nero su bianco la situazione critica dello stivale. Circa 15 milioni di italiani (il 24,7%) sono a rischio povertà o esclusione sociale. I soggetti più colpiti dalla crisi sono soprattutto gli anziani, le famiglie numerose e i giovani tra i 15 e i 29 anni. Per questi ultimi la situazione è particolarmente drammatica, tanto che molti hanno perfino smesso di cercare lavoro perché convinti di non poterlo trovare. Il rapporto dell’Istat conferma quanto la Cgil aveva già da tempo denunciato: “Abbiamo sempre sostenuto che il grande problema di questo Paese è l’occupazione e in particolare quella giovanile e delle donne - ha affermato il leader della Cgil Susanna Camusso - è questa la grande sfida che l’Italia ha davanti. Bisogna smettere di colpevolizzare i giovani”.

Alla luce dei dati forniti dall’Istat sorge spontanea una riflessione sulla realtà dell’occupazione nel territorio di Piacenza. Il segretario generale della Camera del lavoro di Piacenza, Paolo Lanna, si è reso disponibile per una breve intervista in merito a quanto emerso dal rapporto dell’Istat e in particolare su quanto si sta facendo sul nostro territorio per cercare di attenuare gli effetti negativi della crisi.
Signor segretario, partiamo dai giovani. Secondo lei cosa si può fare per aiutare i ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro?
Negli ultimi anni si è realizzata una condizione di ritiro dall’attività di molti giovani che rinunciano a cercare un lavoro perché non c’è nessuna accoglienza all’ingresso delle attività produttive. Occorre allora rilanciare un percorso di ingresso al lavoro più garantito e accogliente e un maggiore legame fra il mondo della formazione e il mondo del lavoro. Considerando la formazione come un investimento per l’economia del Paese.
Con specifico riguardo a Piacenza, è possibile fare qualcosa per aiutare i giovani?
Naturalmente sul territorio di Piacenza sono possibili tante cose. Noi abbiamo sottoscritto di recente un accordo presso l’Assessorato al Lavoro e alla Formazione provinciale per incentivare forme di ingresso al lavoro che diano maggiori garanzie e per un consolidamento del sistema dei tirocini. Bisogna comunque tenere presente che Piacenza ha una condizione diversa da quella del resto del territorio nazionale, in quanto presenta un tasso di disoccupazione più basso di quello nazionale. In generale, l’Emilia Romagna ha un tasso di occupazione, anche femminile, oltre la media nazionale, per questo storicamente la nostra regione era all’attenzione del Paese perché molto vicina alla realizzazione degli obiettivi previsti dal trattato di Lisbona per quanto riguarda l’occupazione delle donne. Per questo nel nostro territorio bisogna valutare bene anche quelle azioni di sostegno che aiutino i giovani e le ragazze a conciliare l’attività lavorativa con il lavoro di cura.
Donne, famiglie numerose e anziani sono i soggetti più colpiti dalla crisi. È possibile tutelarli?
A livello nazionale e anche a Piacenza le donne sono state più colpite dalla crisi perché sono le prime ad essere espulse dal mondo del lavoro. In questa condizione c’è una tendenza al rientro in famiglia e al lavoro di cura a tempo pieno. Questo anche a fronte del fatto che i servizi alla persona, come gli asili nido e l’assistenza agli anziani, hanno un costo molto elevato. Per questo molte famiglie finiscono con l’accettare l’espulsione dal lavoro della donna che recupera in questo modo delle risorse. Famiglie numerose e anziani attengono ad un’altra area degli effetti negativi della crisi, quelli diffusi, dovuti non tanto a rotture occupazionali, ma alla minor capacità di consumo e alla riduzione del potere d’acquisto. Essi pertanto sono i primi a dover fare delle scelte molto oculate quando fanno acquisti.