Cause di lavoro, introdotta una tassa. Zilocchi (Ufficio Vertenze Cgil): "indignarsi non basta"
Da oltre 50 anni le cause di lavoro e previdenziali non erano gravate da nessun balzello economico per i lavoratori. Una norma di civiltà che tutelava il più debole nella causa di lavoro.
Dall’entrata in vigore del decreto per la stabilizzazione finanziaria, i lavoratori e le lavoratrici che ricorrono legalmente contro il proprio datore di lavoro devono pagare, se titolari di un reddito sopra i 21.000 euro circa, il cosiddetto “Contributo Unificato in materia di Previdenza e Assistenza” una quota, cioè, che può variare in base al valore del contenzioso.
Sono cifre importanti, soprattutto se si considerano le condizioni socio economiche di chi si trova costretto a ricorrere alla Giustizia per la tutela di diritti.
Con che coraggio questo Governo chiede questo denaro a persone rimaste senza lavoro e/o reddito?
Non è la prima volta che ci provano: nel collegato lavoro si era già tentato di abolire la gratuità delle cause senza successo, sono però state approvate norme che tentato di limitare i poteri dei giudici ed è stata prevista una automatica condanna alle spese per il lavoratore soccombente nelle cause.
C’è una unica spiegazione dietro a tutto questo, colpire la parte più debole (il lavoratore) depotenziando ulteriormente il processo del lavoro e dare forzosamente spinta ai meccanismi previsti dal collegato lavoro, a partire dagli arbitrati di equità che sono bloccati.
È una scelta molto grave e inaccettabile, che colpisce tutti, ma in modo evidente i lavoratori precari che chiedono il riconoscimento del lavoro subordinato.
È anche inconcepibile che tutto questo venga fatto per decreto legge, cambiando le regole senza alcuna discussione e peraltro creando una grande confusione nei Tribunali con evidenti problemi per le persone.
La Cgil chiede che questa norma venga soppressa o stralciata, e in ogni caso attiverà tutte le iniziative possibili di carattere legale e amministrativo per bloccare o sospendere gli effetti arrivando fino al ricorso in sede costituzionale.
Questo tema sarà inoltre al centro delle iniziative di mobilitazione e sarà consegnato e distribuito in occasione dei presidii contro la manovra che si terranno davanti alle Prefetture.
Purtroppo, fino a quando non si riuscirà a modificare la norma, i lavoratori che si rivolgeranno a noi per avviare un’azione legale dovranno necessariamente farsi carico di un costo non previsto, non giusto e, contro il quale, indignarsi non basta.
Gianluca Zilocchi, responsabile Uffiicio Vertenze Camera del Lavoro di Piacenza