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Voucher e appalti, come siamo arrivati fino a qui? E come la Cgil pensa di andare avanti?
Zilocchi cgil piacenza

Il segretario della Camera del Lavoro di Piacenza, Gianluca Zilocchi, fa il punto sul dibattito in corso sui voucher e il sistema degli appalti. Un dibattito che – secondo Zilocchi – riguarda, in fondo, la parità di trattamento, la concorrenza leale – nel mercato - e la “responsabilità sociale che deve essere il collante delle persone responsabili che hanno ruoli di rappresentanza sociale, politica e istituzionale”.

Buona lettura.

 

 



LE NOSTRE PROPOSTE SU VOUCHER E APPALTI. 

DI GIANLUCA ZILOCCHI, Segretario Cgil Piacenza
Voucher e appalti, come siamo arrivati fino a qui? E come la Cgil pensa di andare avanti?

Sono le domande di fondo alla quali si deve rispondere per far comprendere il dibattito in corso sul mondo del lavoro e su quella responsabilità sociale che oggi deve essere il collante di chi ha ruoli di rappresentanza sociale, politica e istituzionale.

E' importante capire come (forse non) si è arrivati a un Referendum popolare sui temi del lavoro. Il Governo, intervenendo sulle materie referendarie con un decreto che ha risposto ai quesiti firmati da oltre 1 milione e 300 mila persone ai gazebo organizzati dalla Cgil (più di 10.000 solo a Piacenza), ha fatto saltare il voto popolare, previsto il 28 maggio.

Primo punto che mi preme chiarire: la Cgil è favorevole alla regolamentazione del lavoro occasionale. Chi parla di un sindacato che vuole abolire il lavoro occasionale, dice il falso oppure non conosce le proposte che abbiamo presentato da tempo.

Proposte scritte nero su bianco nella “Carta universale dei diritti del lavoro”, una proposta di Legge di iniziativa popolare promossa dalla Cgil in parallelo con i quesiti referendari e già incardinata nell’agenda dei lavori parlamentari. Per la prima volta un Parlamento discuterà di una Legge di iniziativa popolare, prima grande risultato della nostra mobilitazione.

Siamo stati costretti (ripeto: costretti) a ricorrere al referendum, e lo siamo stati (prima volta nella nostra storia e nel panorama mondiale) solo perchè le nostre denunce e richieste attorno alla follia dei buoni-lavoro (voucher) e al cervellotico assetto degli appalti sono cadute nel vuoto.
Nel primo caso, eravamo di fronte a uno strumento che copriva interi settori del mercato del lavoro legalizzando abusi insostenibili in un ottica di diritto del lavoro e concorrenza leale tre le imprese. Nel secondo, abbiamo condannato un assetto che liberava le imprese dal sentirsi responsabili di quello che avveniva in casa loro, con la logica degli appalti. Infine c'era, e c'è ancora, un altro grande tema del lavoro: quello dei licenziamenti illegittimi, ritorsivi e discriminatori.
Quando abbiamo chiesto al Governo di sedersi al tavolo e discutere per trovare soluzioni ci siamo trovati di fronte a un muro. L’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi andava dicendo che i rappresentanti dei lavoratori erano “un ostacolo al cambiamento”, che a discutere con i corpi sociali “si perde tempo”. Abbiamo dovuto prendere atto che i nostri strumenti tradizionali non bastavano più, e da qui in poi abbiamo intrapreso l'inedita strada della raccolte di firma per presentare una proposta di Legge (la Carta universale) che per vivere doveva essere sostenuta dai referendum abrogativi.
Eccoci: le proposte. Partiamo dal tanto discusso lavoro occasionale. E' una parte del lavoro che va regolamentata (a differenza di quanto fatto negli ultimi anni) per rispondere meglio ad un determinato tipo di esigenze. Porre dei limiti per evitare abusi che colpiscono sia i lavoratori sia le imprese che utilizzano in modo corretto gli strumenti per governare picchi di lavoro e flessibilità stagionali è una questione di sistema, di civiltà. La Cgil propone (art.80-81 della Carta dei Diritti) un limite di 40 giorni di utilizzo all’anno per il nuovo contratto subordinato occasionale, e di 2.500 euro di compensi per lavoratore con la piena copertura, diversamente da oggi, della parte contributiva riservata ai lavoratori dipendenti. Questo nuovo strumento deve tornare nelle mani delle famiglie per i lavori domestici e di cura, e in quelle di associazioni ricreative, sportive, culturali e caritatevoli per le iniziative ad esse collegate.
Non è vero che senza i voucher i piccoli esercizi e le imprese non possono a gestire la stagionalità, anzi è vero il contrario: ci sono infatti strumenti di legge già disponibili (i contratti a termine e di somministrazione), e strumenti contrattuali (part-time flessibili) che sono stati fortemente voluti dalle imprese proprio per rispondere ai picchi stagionali di lavoro e alle esigenze temporanee.
Le aziende e gli esercizi che invece si affidano ai voucher lo fanno per risparmiare sul costo del lavoro, alla faccia dei diritti di chi lavora e delle regole del mercato. A parità di lavoro, deve corrispondere parità di trattamento, a partire dallo stipendio e dai diritti. Concetto eluso dai voucher. Non si combatte il lavoro nero con strumenti che abbattono il costo del lavoro a danno dei lavoratori: l’Inps stesso, in un suo recente studio, ha infatti confermato che questo strumento non ha avuto effetti di contrasto all’illegalità. Se la gara è a spendere sempre meno e non sulla qualità non ci sono argini che tengono.
Nel 2016, a Piacenza sono stati venduti 862mila voucher. Le famiglie ne hanno acquistati solo 21mila, e 30mila sono quelli venduti per lavori di giardinaggio e pulizia. E gli altri? Le imprese che decidono di prendere delle scorciatoie sui contratti di lavoro si mettono fuori dal mercato. E' concorrenza sleale. Sono più fessi quelli che, e sono tanti, applicano correttamente i contratti?
E’ accettabile rincorrere la logica del “meno peggio” in una caduta verticale del valore sociale del lavoro? Noi diciamo di no.
Adesso occorre accelerare con l'approvazione del decreto su voucher e appalti, farlo diventare legge e poi finalmente sedersi per decidere insieme come scrivere le nuove regole.
Siamo pronti, abbiamo le proposte e queste sono sostenute da più di un milione di cittadini italiani.
Rimane un argomento di fondo non risolto, i licenziamenti. Aumentati del 5% nel 2016. Tra questi, sono numerosi quelli ritorsivi e discriminatori.
Non ci fermeremo fino a quando tutti questi temi non avranno risposte.
Il lavoro è tornato dopo tanti anni ad essere al centro della discussione politica ed è questo il momento di discuterne a 360 gradi: grazie alla nostra iniziativa, è finalmente possibile farlo davvero.