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Crisi, Vincenzo Colla: "Risposta del Governo tardiva e sbagliata: aumenteranno squilibri sociali e diseguaglianze".
LE 6 PROPOSTE DELLA CGIL
Colla

Di fronte alla grave situazione che in questi giorni ha investito l’Italia e l’economia mondiale, la risposta del governo è stata come sempre, tardiva, inefficace, e sbagliata, come del resto la manovra di correzione dei conti pubblici approvata a luglio, che portava il paese verso la recessione aumentando nel contempo gli squilibri sociali e le disuguaglianze.
Avevamo quindi sostenuto, da una parte che anticipare gli effetti della manovra senza cambiarne il segno sociale nel senso dell’equità, avrebbe prodotto una macelleria sociale e di conseguenza “ammazzato” il Paese e dall’altra, che era evidente che stava emergendo un chiaro problema di fiducia a livello internazionale nei confronti del nostro governo per manifesta incapacità e mancanza di affidabilità politica e morale. Per questo abbiamo sostenuto che il governo è parte, e non secondaria, del problema e che senza un cambiamento politico a breve l’Italia non potrà uscire dall’emergenza.
La CGIL non si è comunque sottratta, nell’interesse del paese e dei lavoratori, dalla sfida di come tenere insieme risanamento, crescita e equità, ed ha presentato al tavolo 6 precise proposte che riprendono la piattaforma dello sciopero generale del 6 maggio scorso e che, pur mantenendo intatti i saldi finanziari finali, riorientano la manovra in termini di maggiore ed indispensabile equità sociale, recuperando dai grandi patrimoni, maggiori risorse da investire nella crescita e per la tenuta del welfare:
− un piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso, una imposta straordinaria sui grandi immobili sopra i 500.000 euro di valore, una imposta ordinaria sulle grandi ricchezze dagli 800.000 euro in su, portare l’aliquota della tassazione sulle rendite finanziarie, esclusi i Bot, dal 12.5% attuale al 20% che è l’aliquota media europea, una riduzione dei costi della politica e infine un’aumento della tassa di successione utilizzando poi le risorse derivanti da questa misura per un incentivo diretto e straordinario alle imprese per l’inserimento dei giovani al lavoro.
Si tratta cioè, di chiamare a fare la propria parte anche quel pezzo di paese che in questi anni si è arricchito ed è però sempre stato tenuto fuori dai sacrifici che invece hanno falcidiato i redditi da lavoro e da pensione, in nome del principio di responsabilità collettiva, in ragione del proprio reddito e del proprio patrimonio, così come previsto dalla costituzione.
Ora, di fronte al deludente, inconcludente e non trasparente incontro di ieri tra governo e parti sociali, e di fronte ad un governo che pare non riuscire a liberarsi dalla sua ossessione di dividere il sindacato, continuando a perpetrare metodi ambigui da loggia segreta, è bene di fronte al paese e ai lavoratori essere precisi su un punto.
1Se ancora una volta i lavoratori, i pensionati, le famiglie e la parte più debole del paese, saranno chiamati, da coloro che sono i primi responsabili dello stato in cui versa il paese, a sostenere in modo iniquo e disuguale il peso e il costo delle conseguenze di una gestione dissennata del bilancio statale, di una gestione catastrofica della crisi economica sempre negata e minimizzata oltre ogni evidenza, di conti clamorosamente sbagliati, di rinvii, di condoni e favori agli evasori, allora la risposta della CGIL non potrà che essere quella della mobilitazione fino allo sciopero generale.
Sarebbe un vero e proprio agguato sociale approvare il decreto prima di avere concluso un confronto di merito e trasparente con le parti sociali, e avere pienamente coinvolto il Parlamento.
In questa situazione gli appelli alla responsabilità nazionale, suonano solo come alibi e vuota retorica, se non sono accompagnati dalla concreta volontà di cercare soluzioni condivise.
Non accettiamo lezioni di “responsabilità nazionale” da nessuno, perché la CGIL nella sua storia ha sempre dimostrato di operare in un’ottica che tiene insieme gli interessi del lavoratori con quelli dell’intero paese. Così abbiamo fatto nel ’93, nel ’95 con la riforma Dini e ancora nel 2007 con l’accordo sul welfare; così stiamo facendo in questi giornate convulse e difficili.
Ma non si fa l’interesse dell’Italia chiedendo ai lavoratori, ai pensionati, alle giovani generazioni, di subire passivamente politiche sbagliate e socialmente inique, che porteranno il paese nell’abisso della recessione senza crescita e di una disuguaglianza ancora più dilagante.
Per queste ragioni ritengo indispensabile sin da subito, intensificare e dare continuità alla iniziativa e alla mobilitazione già in corso da settimane nei luoghi di lavoro e sul territorio tesa a fare conoscere la nostra proposta alternativa. Ritengo inoltre opportuno convocare il gruppo dirigente nazionale in tempi idonei per assumere le indispensabili decisioni sulla mobilitazione.
Riconfermo infine l’impegno della CGIL dell’Emilia Romagna a costruire alleanze con le forze sociali, economiche ed istituzionali, per rilanciare da questa regione un’idea alternativa di paese. Un progetto per l’Italia che tenga insieme crescita ed equità, competitività e diritti.
Un progetto sul quale si saldi un nuovo blocco sociale capace di affermare quella discontinuità, anche politica, senza la quale il futuro del paese e dei lavoratori con esso, è a rischio.
VINCENZO COLLA, SEGR. GEN. CGIL EMILIA-ROMAGNA