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Sgomberi, occupazioni e razzismo. L'intervento del responsabile dipartimento immigrazione Cgil Piacenza, Bruno Carrà

Dai fatti di Breno di Borgonovo, a quelli di piazza Indipendenza a Roma dove sono stati sgomberati profughi eritrei e somali, donne e bambini. Tra il razzismo che è sgorgato nel comune in provincia di Piacenza nel quale hanno trovato posto 15 minori, e una "visione collettiva" che occorre per affrontare il probglema, Bruno Carrà (responsabile del dipartimento immigrazione della Cgil di Piacenza) fa il punto sui recenti fatti di intolleranza locali e nazionali.

Le tensioni manifestatesi il 24 agosto u.s. a Roma in Piazza Indipendenza vicino alla stazione Termini meritano ben più di una riflessione sommaria. Lo sgombero operato dalle forze dell’ordine ha rivelato una forte mancanza delle istituzioni rispetto ad un progetto serio di accoglienza per i rifugiati e i richiedenti asilo. Si è perpetrato ed è continuato una sorta di abbandono istituzionale davanti ad un’emergenza sociale, anche con la presenza di situazioni di profonda vulnerabilità e sofferenza, arrivando a coinvolgere in questa azione violenta donne (alcune anche in gravidanza) e minori. Gli sgomberi senza situazioni alternative creano delle situazioni di insicurezza e di emergenza spesso peggiori di quelle trovate antecedentemente, a cui invece si dovrebbe dare una soluzione migliore di quella riscontrata.

Questa situazione non è altro che la chiara conseguenza dell’assenza di politiche delle amministrazioni in tema di accoglienza e di contrasto alla marginalità sociale, in quanto a questioni sociali come la povertà e il disagio, non può essere data una risposta di ordine pubblico ma invece una di giustizia sociale rispettando le persone coinvolte. Le contraddizioni della società odierna che oggi maggiormente si manifestano sono riconducibili non solo ad un problema di accoglienza, ma sono questioni di welfare e inclusione sociale mal governate e gestite. L’equazione immigrati insicurezza è sbagliata, ma oggi gli imprenditori della paura di matrice politica additano la povertà e la diversità come delle colpe, mentre è risaputo che le politiche di integrazione aiutano la sicurezza.
La vicenda di Roma poi ci chiarisce che il sistema di accoglienza italiano non è pienamente efficace.             Il sistema nazionale per i richiedenti asilo e i rifugiati (SPRAR), che pure deve rimanere il punto cardine dell’accoglienza in Italia, in quanto è lo strumento migliore in vigore per aiutare queste persone a diventare autonome, oggi purtroppo non è sufficiente a garantire a tutti i migranti presenti sul suolo nazionale, che necessitano di sostegno, una loro reale integrazione, anche perché ancora troppo pochi sono gli Enti Locali che hanno aderito a questo sistema (ad esempio, a riprova di ciò, basti dire che in provincia di Piacenza, è solo il comune capoluogo che da diversi anni ha firmato il protocollo di intesa per essere inserito nel sistema SPRAR). Non si riesce in sostanza su tutto il territorio italiano a costruire le condizioni per tutti per dare loro autonomia concreta.
Voglio altresì ricordare che queste persone hanno bisogno di protezione da parte dello Stato, ma ultimamente, complice anche il Decreto Minniti Orlando, la prima preoccupazione per il nostro Governo sembra essere quella di realizzare norme e misure securitarie ed autoritarie piuttosto che puntare ad una reale e duratura integrazione. Anche se altresì va riconosciuto come le ultime regole su come comportarsi in presenza di sgomberi di edifici occupati, previste dal Viminale, dopo i fatti di Piazza Indipendenza, sono condivisibili e paiono andare nella direzione di un miglior buon senso.                                                                                                                                
La gestione dell’accoglienza e dei flussi in molte parti d’Italia, compresa Piacenza, va dunque senz’altro affinata per scongiurare quei sentimenti di rifiuto che, sempre più in questa fase si manifestano nella società, sentimenti istigati altresì anche da una bieca speculazione e propaganda politica. Una road map delle strutture esistenti ed operanti per capire meglio la situazione reale, pure se utile ad inquadrare il momento, ormai non è sufficiente, in quanto il problema dell’accoglienza di queste persone non è emergenziale ma strutturale: serve quindi un forte coordinamento tra le forze istituzionali predisposte alla gestione dell’accoglienza dove Prefettura e Comuni (tutti) devono entrambi fare la propria parte.                                                                                                                              

Serve uno sguardo collettivo, lungimirante ed intelligente intorno alla realtà dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’integrazione, per contrastare nella società quei segnali di intolleranza ormai molto frequenti. L‘ultimo preoccupante segnale di intolleranza, per rimanere nel nostro territorio, recentissimamente ci è arrivato dal Comune di Borgonovo, dove una vergognosa manifestazione di ostilità con scritte indegne e culturalmente oscene ha colpito un Centro che accoglie 15 minori stranieri.          
Il razzismo e la xenofobia, corredati dagli stereotipi e pregiudizi che ben li caratterizzano, sono difficili da battere, soprattutto oggi dove la grave crisi economica che la nazione sta attraversando può mettere gli uni contro gli altri.
Ai ragazzi ospitati nel Centro e alla Cooperativa gestore, che opera nel territorio piacentino da circa 15 anni, l’Ippogrifo, va la nostra solidarietà e il nostro sostegno, perché convinti che per superare le diffidenze basta conoscersi e riconoscersi in maniera tale che differenti identità culturali possano intrecciarsi per contribuire a costruire attraverso politiche virtuose una comunità basata su valori di civiltà e umanità.
Pertanto non dobbiamo permettere che i rifugiati possano diventare donne e uomini invisibili, dove possono essere a loro praticamente annullati o quanto meno ridotti drasticamente i diritti e la stessa dignità umana, perché dobbiamo avere il coraggio di sottrarre gli ultimi dalla condizione di non poter dire, di non poter esprimere, di non poter autodeterminarsi.
E a questo impegno chiamiamo tutte le forze e chiunque voglia sostenere e convergere verso queste istanze, idee e principi in modo tale che possa affermarsi una presa di posizione realmente vicina ai nostri dettati costituzionali alternativa al razzismo e all’egoismo dilagante.
 
Bruno Carrà
Responsabile Dipartimento Immigrazione della CGIL di Piacenza